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mercoledì 4 dicembre 2013

Fabio e Daniel: fratelli presenti!

Torno dopo un anno a scrivere sul blog, ancora una volta a dicembre. Forse perché, verso la fine dell’anno, si fa vivo un desiderio arcaico che di rinascita: la vicinanza del solstizio invernale si fa sentire.

Quest’anno voglio parlare di due fratelli. Due miei fratelli, di fede e di mentalità. Uno vicino, conosciuto per caso due anni fa e rivisto un anno dopo frettolosamente tra i necrologi dei quotidiani locali. L’altro, più lontano, è un ricordo più ideale che fisico che mi ha accompagnato negli anni.



7 dicembre 2012-2013: Fabio Karahockey PRESENTE!

Era un uomo di altri tempi, Fabio. Un gigante che nella modernità si è sempre trovato alle strette; persona di poche parole, vagabondo pur sempre dignitoso. Mentre la città borghese sonnecchiava, lui girava nella notte, tra i fasci di luce degli anabbaglianti sviliti, portando sempre con sé una canna da pesca. Simbolismo quasi messianico.


Chi ne avesse scorto la sagoma da lontano, l’avrebbe sicuramente scambiato per un Don Chischotte nostrano, in cerca di un bar che lo aiutasse ad affogare tutto il cuore in fondo al bicchiere.


Fabio è morto una sera come tante, mentre rincasava. In quella serata uggiosa, le automobili sfrecciavano anonime sulla statale, come sempre, come se lui non esistesse. Una infine l’ha colpito, immenso colpo d’obice che piomba ferino sul fante impotente, fermo sull’attenti, la baionetta innestata e il moschetto stretto al petto.


Dopo qualche giorno di sofferenza, gli Dei l’hanno voluto con sé: Fabio era un profeta che gli umani non avrebbero mai potuto apprezzare. Non tutti, per lo meno. Come Zarathustra, egli era venuto troppo presto. E come tutti gli eroi, se n’è andato presto.


Quest’anno la comunità identitaria bresciana ricorderà Fabio Karahockey nello stile che la contraddistingue: organizzando un torneo di calcetto a 5 in suo nome. Prosit, Fabio! Ci rivedremo nel Walhalla per un’altra bevuta!




8 dicembre 2000-2013: Daniel Wretström PRESENTE!

Era una sera di dicembre come tante altre. Correva l’anno 2000 e Daniel aveva diciassette anni. Un ragazzo come tanti, con mille pensieri in testa, sogni, ideali. Questi ultimi, però, gli costarono cari. Quella notte sette persone, tra cui alcuni suoi coetanei, per la maggior parte immigrati, decisero che avrebbe dovuto pagare per la sua militanza politica.


A Daniel non fu concessa nemmeno la possibilità del coma: la vita fluì tra i rivoli di sangue sul cemento della sua città, Salem, pochi chilometri a nord di Stoccolma, mentre le iene gli frantumavano il cranio.


La storia di Daniel Wretström è stata una delle prime che ho letto a inizio militanza, ancora nel 2006. L’8 dicembre per me non è un giorno qualsiasi, come non lo è per chi ancora non lo dimentica: ogni anno, alcune migliaia di Svedesi ed Europei si riuniscono a Salem per una fiaccolata in suo ricordo.


La sua morte, e soprattutto la sua vita, insieme a quelle dei tanti ragazzi che hanno lasciato questo mondo, ci ricordano una volta all’anno perché stiamo lottando. Per chi stiamo lottando. Un saluto a Daniel, martire e fratello nella lotta. Anche per te!




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