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sabato 6 dicembre 2008

L’uomo moderno ha sovvertito il senso del tempo



Fin dall‘antichità il tempo, il susseguirsi delle stagioni e degli anni, scandiva la vita dell’uomo. Oggi l’umanità sembra non averne più bisogno: spesso anzi lo spreca, lo considera come nemico, o talvolta non ne comprende l’importanza. Ne ha perciò una visione fortemente distorta.

Prima di rinnegare il tempo, l’uomo viveva in tre dimensioni temporali complementari, distinte e indispensabili: passato, presente e futuro.

Dal passato si traevano gli esempi, i modelli, i valori, le tradizioni e lo stile di vita: perché tutto ciò che abbiamo e viviamo nel presente lo dobbiamo a chi, prima di noi, l’ha ottenuto. Il presente è il vivere attuale, che è fonte di piacere e soddisfazioni, ma non deve diventare fine a se stesso; è l’anello di congiunzione tra passato e futuro, ciò che permette alla storia e all’umanità di proseguire. Tutto in previsione e in vista del futuro, che può essere definito il fine ultimo della vita.

Invece la degenerazione del mondo moderno sovverte queste leggi, più dettate dalla natura che dall’arbitrarietà dell’uomo, e altera l’equilibrio che esiste tra le tre dimensioni.

Il motto più in voga in questi tempi è “the future is now”, il futuro è ora. Ma se il futuro è adesso, significa che non esiste un domani, e non esisterà veramente se gli uomini continueranno ad applicare questa malata filosofia.

Tale stile di vita ha poi trovato terreno fertile nel materialismo: l’uomo è infatti attratto dal “vivere il momento”, godersi il presente senza fare calcoli sul futuro. La chiamano vita, quella presente, ma non è che un terzo di essa, poiché la vita è il risultato delle tre dimensioni temporali.

E’ quindi arroganza essere certi che sia sufficiente il presente, limitatezza ritenere che non valga la pena di conoscere il passato, irresponsabilità non considerare il futuro.

Solo tornando a esaminare a fondo la questione, l’uomo potrà trovare il vero senso della vita: scoprire che siamo sì infinitamente piccoli nell’universo, ma anche estremamente preziosi in questo mondo in quanto anello di congiunzione tra passato e futuro.

sabato 4 ottobre 2008

Modern Europe vs Ancient Europe

A short video that I made:

Differences beetween Modern and Ancient Europe *



* Censurato due volte nonostante la trasparenza del video.

mercoledì 27 agosto 2008

Odiare per amare



Qual è lo scopo della vita? È fondamentalmente la realizzazione di sé stessi. E il modo migliore per farlo sta nella combinazione tra amore e odio, che nell’uomo superiore tende sempre verso il perfetto bilanciamento.

Il primo spunto di bilanciamento ci viene offerto dalla Natura, che ci insegna a odiare ciò che è alieno e nemico, o rappresenta una minaccia; mentre per istinto ci fa amare ciò che è più vicino a noi, al nostro modo di essere, vivere e pensare.

Per semplificare ho individuato tre principali tipi di odio.

Il primo tipo è l’odio che ha il solo fine di danneggiare, distruggere e di infondere altro odio. È l’odio malvagio e insensato, tendente al caos e creato dal caos. L’odio che contraddistingue gli esseri inferiori, subdoli e nemmeno paragonabili alle bestie.
Ed è ugualmente inferiore l’odio in nome della prepotenza a danno del più debole e indifeso, preso di mira solamente in quanto tale.

L’odio può essere anche dettato dall’ira. E questo bene o male tocca tutti. Tuttavia mentre il saggio lo sa generalmente tenere a bada, imponendo il suo autocontrollo, quello d’animo più debole si fa spesso sopraffare dalla collera, guidata da un odio casuale e irrazionale, di durata temporanea estremamente limitata ma che in pochi istanti è in grado sprigionare una concentrazione di forza immensa, spesso distruttrice e negativa.

Infine c’è l’odio positivo. Quello che, giustamente calibrato, permette la realizzazione dell’uomo. Ciò che lo contraddistingue è la razionalità e la coerenza. Un odio mirato, definito da David Lane come “puro e perfetto”.

L’amore è un sentimento opposto all’odio, e in quanto tale deve essere coerentemente indirizzato verso l’opposto di ciò che odiamo. Questo è quello che fa l’uomo di nobile spirito ed è questo che lo porta a raggiungere un Amore che altri non possono neppure immaginare. Ad esempio l’amore verso la propria sfera di appartenenza (famiglia, stirpe, nazione, comunità) può essere puro se, e solo se, sostenuto da un altrettanto forte odio verso il nemico della famiglia, stirpe, comunità o nazione.

Gli appartenenti alla prima categoria, quella dell’odio malvagio, non provano nessun tipo di amore, fatta eccezione per l’”amore” verso il caos, termine che necessita di virgolette perché è più propriamente definibile come ”soddisfazione diabolica e perversa”.

È invece proprio del debole e dell’insicuro l’amore incondizionato verso chiunque, tendenza tipica di ambienti quale il cristianesimo. L’amore incondizionato è ciò che di più pericoloso esista, senza contare che, in mancanza di un corretto bilanciamento amore-odio, il sentimento provato non raggiunge nemmeno lontanamente l’Amore dell’uomo d’animo superiore.

Quindi anche qui il termine amore è puramente convenzionale, si tratta in realtà di una “ricerca di pietà” che maschera spesso una debolezza interiore ed è promossa e burattinata dai servi del caos. Viene di fatto promessa una ricompensa nell’aldilà in cambio della completa rassegnazione alla droga di un amore sbiadito e dell’abbandono delle proprie difese contro i nemici di questa vita.

Quello detto fin ora si può riassumere in una sola frase: Solo chi sa perfettamente e razionalmente odiare può amare veramente.

lunedì 16 giugno 2008

Riflessioni sulla democrazia



La democrazia (dal greco dêmos “popolo” e “kratía” governo”) come concetto in sè è ciò a cui aspira l’uomo che cerca la libertà. Concettualmente, però. Perché noi ci troviamo a fare i conti con la realtà, e in questa l’uomo non è in grado di creare una “società democratica” che funzioni e sia in grado di offrire veramente la possibilità a tutti di governare.

Come giustamente diceva Platone, la democrazia è la degenerazione dell’aristocrazia e, aggiungo io, la democrazia degenera inevitabilmente in anarchia. Anarchia significa caos e, non essendoci ordine, non c’è più nemmeno la possibilità di garantire una convivenza civile tra gli individui della comunità, in modo tale che si possa applicare il concetto stesso di democrazia.

Praticamente la democrazia è irrealizzabile, un utopia e addirittura un paradosso.

Basti pensare a un nucleo di persone ridotto, ad esempio una famiglia, e ad esso applicare il concetto di democrazia, cioè dare la possibilità ad ogni membro della famiglia di decidere. Poniamo che sia una famiglia composta dai due genitori e quattro figli. La democrazia diretta prevede che ogni questione vada discussa da tutti e che tutti abbiano la possibilità di votare e influire quindi sulle decisioni comuni. Ora provate a pensare cosa accadrebbe: i figli, avendo interessi comuni, si accorderebbero e grazie alla legge della maggioranza avrebbero pieno controllo sulle decisioni di famiglia. Ma i figli sanno veramente cosa è bene per loro? In molti casi no. E’ per questo che esiste una gerarchia, un ordine: per questo chi prende le decisioni più importanti lo fa anche se non ha il consenso della maggioranza.

Ora pensate allo stesso fenomeno su una scala più vasta, poniamo una città di medie dimensioni da 200 mila abitanti. La democrazia diretta non è più possibile, allora ecco fare la sua comparsa la democrazia rappresentativa. Ogni cittadino elegge un proprio rappresentante con idee o interessi vicini ai suoi; a loro volta chi è stato eletto prende democraticamente le decisioni con gli altri eletti. Ma facendo un passo indietro, è giusto che tutti i cittadini scelgano? Nel primo esempio è appurato che i figli che non sono in grado di prendere la decisione corretta, per mancanza di esperienza o perché deviati dai loro interessi personali. Ipotizzando che il 60% dei cittadini, esattamente come i quattro figli, non sappia cosa è giusto decidere per uno dei due motivi citati; questi sceglieranno l’uomo sbagliato, che, dopo essere stato eletto, a sua volta non farà il bene della comunità e della città, ma porterà disordine e corruzione.

Esistono quindi persone in grado di comprendere i problemi e scegliere chi può davvero governare la comunità, garantire serenità e convivenza pacifica tra i cittadini, e chi non lo sa fare. Ma la democrazia non parte da questo presupposto, si fonda sull’errato concetto che gli uomini siano tutti uguali e in grado di distinguere il bene dal male, appunto, di scegliere.

La democrazia è anche l’ambiente in cui proliferano con maggiore facilità i parassiti sociali. I corrotti e gli inetti sono protetti dalla massa, lo Stato è debole e, se vuole rimanere in piedi come istituzione, deve avere anche l’appoggio di quei cittadini parassiti, che in certi casi sono la maggioranza. In seguito questi fastidiosi insetti si infiltrano persino all’interno dello Stato e si crea un sistema marcio e corrotto che ha il suo cervello nello Stato. I politici entrano a far parte di una casta intoccabile.
Infine, per dominare chi non è conforme a questo sistema, bisogna passare alla repressione e, oltre alla classe dei politici, si viene a creare quella dei servi, gli esecutori del volere del cervello.

La democrazia, da forma di governo per il popolo e del popolo come da definizione, diventa un governo sul popolo, il mezzo più facile a disposizione dei detentori del potere per piegare le masse al proprio volere e sottomettere chi crede ingenuamente di essere libero.

Quali sono allora le alternative alla democrazia?

una è l’aristocrazia (dal greco άριστος "Nobile" e κράτος "Potere"), forma di governo in cui solamente i migliori si alternano al governo dello Stato; un’altra possibilità è la dittatura, che in alcune sue forme può essere considerata una forma estrema di aristocrazia.
Nel governo aristocratico non vota chiunque indiscriminatamente, ma solo chi ha una cultura, un modo di porsi e di pensare adatti a comprendere cosa è giusto per lo Stato. Non vota chi è straniero alla società ma solo chi vi appartiene per nascita.
Chi governa è al servizio dello Stato, dei cittadini e della patria. Mentre in democrazia, di fatto, avviene il contrario.

sabato 3 maggio 2008

Il mio pensiero politico

-Difesa della stirpe

Il sangue è al centro della mia concezione politica: esso ci viene trasmesso da generazioni e noi abbiamo il sacro dovere di conservarlo e di tramandarlo ai nostri figli. Venire meno a questo compito sarebbe un affronto verso i nostri Avi e chi si macchia di questo crimine (tale puo essere definito) deve essere disconosciuto e cacciato dalla comunità.
Tutto si deve basare sul sangue: c'è chi divide il mondo per religioni, chi lo divide per classi sociali, chi per correnti di pensiero... io lo divido per sfere etniche. Razzismo non è una parolaccia: significa riconoscere che esistano razze diverse all'interno del genere Homo, che, essendo tali, hanno diversi valori.
Il legame sangue-suolo è fondamentale: nessun allogeno deve avere il diritto di vivere sul suolo europeo e usufruire (meglio ancora parassitare) della civiltà che gli autoctoni hanno costruito in secoli di storia, e, comunque, non sullo stesso piano di questi ultimi.
Questo non vuol dire, per esempio, escludere a priori un francese da una comunità tedesca; significa che un francese può vivere in una comunità tedesca se adegua il suo pensiero, la sua lingua e i suoi costumi a quelli tedeschi, e se il fenomeno migratorio resta numericamente limitato.

-Comunitarismo

Il mio ideale di società la comunità. Sono contro ogni forma di universalismo come sono contro l'individualismo. L'uomo è un "animale sociale", e come tale deve vivere pacificamente in società con i suoi simili senza che le azioni di uno urtino la sopravvivenza dell'altro. Nel contempo però la comunità deve contenere un numero ristretto di persone e deve essere composta esclusivamente da persone etnicamente, culturalmente e linguisticamente compatibili. Il diritto romano dello "ius soli" dev'essere sostituito da quello germanico dello "ius sanguinis", da diritto di suolo a diritto di sangue.
Rifiuto il concetto di urbanizzazione sfrenata: le migliori qualità dell'uomo emergono nella società contadina e nel suo mondo incontaminato. L'urbanizzazione, conseguenza diretta dell'industrializzazione, conduce ad una società corrotta e degenerata, in cui l'uomo perde le sue caratteristiche e le sue particolarità per trasformarsi in un numero.

-Autodeterminazione

Ogni comunità deve avere il diritto di autodeterminarsi, rimanendo tuttavia in un contesto di unità. Un modello a cui faccio riferimento è l'impero, in particolare, per quanto riguarda l'Europa, l'impero Asburgico, ultima istituzione che è stata in grado di unire più realtà sotto uno stesso orgoglio europeo. Sono contrario all'idea di stato nazionale nata dopo la dissoluzione degli imperi e affermatasi con la rivoluzione francese.
Ogni comunità deve avere la facoltà di parlare la propria lingua e conservare cultura, storia e tradizioni senza che gli venga imposta un'identità che non le appartiene.

-Europa Etnonazionale

Credo che i veri confini dell'Europa siano da ridisegnare in base ai confini etnici e non quelli imposti dopo la creazione degli stati nazionali.
Stati come la Francia e l'Italia andrebbero smontati e i loro confini ridisegnati, poichè frutto non di un'unione etnica ma di un'unificazione forzata.

-Socialismo nazionale

La povertà e la disgregazione sociale nascono nel momento in cui il capitale diventa l’obbiettivo principale dell’uomo;
l’assenza di proprietà, invece, degenera spesso in inerzia e disinteresse verso la cosa pubblica. Tra i due poli estremi del comunismo e del capitalismo è possibile trovare una mediazione: il socialismo. Il socialismo non nega la proprietà privata e nel contempo garantisce uguali diritti ai membri della comunità per vivere dignitosamente. L’aggettivo “nazionale” sta a indicare che il diritto di influire sull'andamento della comunità spetta solo a chi appartiene per diritto di Sangue alla comunità stessa.

-Econazionalismo

L’uomo deve vivere a stretto contatto con l’ambiente in un rapporto di rispetto reciproco, non deve prevaricare i diritti della natura, violarne le leggi o sfruttare l’ambiente come purtroppo sta avvenendo. Le diversità del paesaggio vanno rispettate ed è l'uomo che, nel costruire, si deve adeguare all'ambiente, e non viceversa. Questo significa econazionalismo.


* Il post porta la data del maggio 2008, per cui potrebbe non rispecchiare al cento per cento il mio pensiero attuale. "Solo gli stupidi non cambiano mai idea, solo i traditori cambiano bandiera".

venerdì 25 aprile 2008

25 APRLE

Hobbit - Lady U$A


mercoledì 23 aprile 2008

23 APRILE

San Giorgio - Patrono Lombardo

martedì 15 aprile 2008

ELEZIONI 2008. IL MIO PUNTO DI VISTA

ELEZIONI POLITICHE (STATALI)

Premesso che Veltroni e Berlusconi sono uguali (Veltrusconi ndr), sono contento che abbia vinto il centro dx. Sapete perchè? Per dimostrare che l'uno e l'altro sono uguali.

Adesso tutti parlano della Lega, ecco i motivi per cui secondo me la lega ha ottenuto un risultato cosi alto:

- Gli elettori di AN si sono spostati sulla lega non vedendo di buon occhio il pdl
- E' stata fatta una campagna elettorale martellante sull'immigrazione (in campagna elettorale nessuno se li ricorda i 700.000 extracomunitari regolarizzati dalla bossi-fini?)
- Campagna anti-prodi, hanno ricordato che hanno fatto grande opposizione a Prodi (eh si, hanno votato anche per il Ponte sullo Stretto pur di far dispetto al mortadella..)
- Veltroni ha continuato a parlare (male, ma ne ha comunque parlato) della lega negli ultimi giorni di campagna elettorale
- Dulcis in fundo la sparata dei fucili di bozzi a pochi giorni dal voto

Ecco il quadretto completo, un risultato del genere c'era da aspettarselo.
Per il resto ha vinto il piduismo. Due partiti grandi e tanta tanta plutocrazia.

In Senato il Fronte ha preso 5000 voti, c'è però da sottolineare che abbiamo usato una miseria per la campagna elettorale, giusto per qualche manifesto (altro che i fior di milioni di Arcore).


ELEZIONI COMUNALI - BRESCIA

A Brescia sembra stia vincendo Paroli. Anche qui bene, così dimostriamo alla gente che dx e sx non cambia niente. Prima su Teletutto c'era Castellini (FN) al 0,40%... un peccato, perchè Forza Nuova era l'unico partito a queste elezioni comunali che andava oltre il solito programma uguale in tutti i partiti: "piu vigili, piu telecamere, brescia piu sicura, piu bella, piu solidale, bla bla bla..". FN chiedeva BRESCIA AI BRESCIANI. Ma i Bresciani sono troppo masochisti, e vanno a votare quel democristiano di Paroli, quel parolaio di Del Bono, vanno a votare allogeni che di Bresciano ha solo la targa dell'auto.


Va beh che il nostro è un popolo stupido si sapeva. Spero soloche la gente capisca che


DESTRA E SINISTRA SONO UGUALI

unica via
Autogoverno e Indipendenza!

lunedì 7 aprile 2008

MA NON SI VERGOGNANO???!!

Riporto 2 video di 2 schieramenti che tra una settimana la maggior parte degli italioti andrà a votare.


1 - Meno male che silvio c'è




2 - I'm PD



NO COMMENT

lunedì 10 marzo 2008

ASTENSIONE (parte 4)

I motivi dell'astensionismo 4:


Alle prossime elezioni ASTENSIONISMO ATTIVO, ovvero rifiuto della scheda.

Come è ormai noto, l'astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti e riguardo alle elezioni legislative il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione (a differenza dei referendum dove è richiesto un quorum del 50% +1 degli elettori).

Quindi, se anche per assurdo nella consultazione elettorale votassero tre persone, ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare e si procederebbe quindi all'attribuzione dei seggi in base allo scrutinio di tre schede.

Altresì le schede bianche e nulle, fanno certo percentuale votanti, ma vengono ripartite, dopo la verifica in sede di collegio di garanzia che ne attesti le caratteristiche di bianche o nulle, in un unico cumulo da suddividere nel cosiddetto premio di maggioranza... (per assurdo sempre votando bianca o nulla se alle prossime elezioni vincesse Berlusconi le suddette schede andrebbero attribuite nel premio di Forza Italia).

Esiste però un metodo di astensione che garantisce di essere percentuale votante (quindi non delegante) ma consente di non far attribuire il proprio non-voto al partito di maggioranza.

È infatti facoltà dell'elettore di recarsi al seggio e una volta fatto vidimare il certificato elettorale, AVVALERSI DEL DIRITTO di RIFIUTARE LA SCHEDA, assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione, come previsto dal d.p.r. 30 marzo 1957, n. 361 – art. 104.

È possibile inoltre ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE, UNA BREVE DICHIARAZIONE IN CUI SE VUOLE, L'ELETTORE HA IL DIRITTO di ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL SUO RIFIUTO (esempio “nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta perché non indica come priorità la liberazione dell’Italia dall’occupazione statunitense”).

Tale sistema rende non attribuibile il voto, in quanto la legge consente solo l'attribuzione delle schede contenute nell'urna al momento dell'apertura della stessa, creando una discrepanza tra percentuale votanti e voti attribuibili e di conseguenza un problema di difficile, se non impossibile attribuzione (specie se il fenomeno raggiungesse quote notevoli) di seggi; infatti in linea teorica (non è mai successo) se la quantità di schede rifiutate raggiungesse la quota di voti necessaria per l'attribuzione di un seggio, tale seggio non potrebbe essere attribuito.

Per contribuire alla discussione sull’astensionismo attivo, puoi collegarti al blog:

www.astensionevoto.blogspot.com



Le schede bianche e nulle vengono
ripartite in un unico cumulo da ripartire nel
cosiddetto premio di maggioranza..

-

Per assurdo sempre votando bianca o
nulla se alle prossime elezioni vincesse Berlusconi le suddette schede
andrebbero attribuite nel premio del Pdl.

domenica 9 marzo 2008

ASTENSIONE (parte 3)

I motivi dell'astensionismo 3:



Cittadini, aprite gli occhi! Non andate nella solita, e collaudata, trappola. Non andate a legittimare per l'ennesima volta, col vostro voto, rappresentanti che non vi rappresentano e una classe politica che, presa nel suo complesso, senza distinzioni fra destra e sinistra apparentemente avversarie in realtà complici, ha come unico interesse quello di autotutelarsi per perpetuare all'infinito il proprio potere. La verità è che la cosiddetta democrazia rappresentativa, la "democrazia reale", quella che concretamente viviamo, non è la democrazia ma una sistema di minoranze organizzate, di oligarchie, di aristocrazie mascherate che hanno tutti i privilegi delle aristocrazie storiche senza peraltro averne nemmeno gli obblighi: non lavorano, non pagano le tasse su una parte notevolissima - 100 mila euro - dei loro già cospicui emolumenti, hanno, di fatto, un diritto penale proprio che gli permette di continuare a perpetuare impunemente i loro abusi, i loro soprusi, le loro aperte illegalità e l'occupazione arbistraria dello stato e di ampi settori della società civile. Queste oligarchie soffocano e mortificano l'individuo singolo, l'uomo libero che non vuole assoggetarsi ad umilianti infeudamenti, cioè proprio il soggetto di cui il pensiero liberale voleva valorizzare capacità, meriti, potenzialità e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata. Il "sistema Mastella" non è il sistema del signor Clemente Mastella ma di tutti i partiti, nessuno escluso, a seconda delle rispettive aree di influenza. Questi neosignorotti feudali, nazionali e locali, pretendono l'affiliazione ed elargiscono indebiti favori in cambio dell'obbedienza. La frase di Ignazio Silone, "Per vivere un po' bene bisogna vendere l'anima. Non c'è altra via", fu scritta in pieno fascismo ma si attaglia ancor meglio al nostro oggi. Chi non ci sta è inesorabilmente emarginato a favore degli affiliati, degli adepti, dei famuli, dei favoriti, dei clientes. I metodi dei partiti sono quelli della mafia: il ricatto, la minaccia allusiva, la tangente. I partiti non sono, come ci viene ripetuto fino alla nausea, l'essenza della democrazia, ma la sua negazione. Perchè ledono alla radice il fondamentale principio liberale dell'uguaglianza almeno sui blocchi di partenza. Il sistema non si cambia cambiando qualche uomo o qualche sigla, ma cambiando il sistema. Cittadini, l'unica libertà che avete, con le elezioni, è di scegliere da quale oligarchia preferite essere schiacciati, prevaricati, umliliati, offesi. Riprendetevi quel tanto di dignità che vi è stato lasciato e rifiutate di legittimare, col voto, la vostra sottomissione e la vostra degradazione. Lasciateli soli.

ASTENSIONE (parte 2)

I motivi dell'astensionismo 2:



Elezioni italiane, interessi italiani.
La partita per il bene e il futuro della Nazione sarda non si gioca oggi. Il passaggio cruciale per gli interessi e i diritti dei sardi sono le elezioni del 2009. iRS sta lavorando, giorno per giorno, per esserci. Al momento giusto.

iRS sceglie di lanciare sin da oggi la campagna elettorale per le elezioni sarde del 2009. Un modo positivo, propositivo e coerente di interpretare il presente e offrire un'alternativa credibile a cui aderire e per cui attivarsi.

La Sardegna non si cambia dall'Italia, sicuramente non in meglio. E non crediamo che i partiti italiani possano garantire i diritti e gli interessi del popolo sardo. Anzi, il compito della politica e delle elezioni italiane è di rimuovere e nascondere agli occhi dei sardi i problemi reali della nostra terra e di chi la vive, di sviare l'attenzione, l'intelligenza e la passione dei sardi dalle possibili soluzioni. Il carrozzone illusionista, fatto di finte novità elettorali e di finti-nuovi partiti è stato creato proprio per far credere che le cose siano cambiate. Ma dietro la coltre di fumo troneggiano esclusivamente gli interessi, i valori e le priorità italiane egregiamente difese e sostenute dai partiti autonomisti unionisti.

iRS non è mai stato un movimento intossicato o esaltato dalla droga delle elezioni. iRS non esiste solamente durante le elezioni. Il ricatto elettorale non tocca iRS: siamo noi a decidere se e quando partecipare in base alle nostre valutazioni, alle nostre esigenze, ai nostri tempi.

venerdì 7 marzo 2008

ASTENSIONE (parte 1)

I motivi dell'astensionismo 1:

(cliccare per ingrandire)



martedì 19 febbraio 2008

SERBIA: KOSOVO INDIPENDENTE

E' stata percorsa la prima tappa per raggiungere l'obiettivo "albanizzazione totale del Kosovo", in previsione di una conseguente annessione del Kosovo all'Albania. Quasi tutti gli stati eurpei (compresa italia ovviamente) hanno dato il loro appoggio all'indipendenza del Kosovo, e dopo il sì del parlamento...

Il Kosovo dichiara l'indipendenza 15.53
Il Parlamento del Kosovo, riunito in seduta straordinaria, ha approvato la dichiarazione di indipendenza dalla Serbia. I parlamentari hanno approvato per alzata di mano la proclamazione di sovranità letta dal premier Thaci. La dichiarazione è stata poi firmata dalle principali autorità del nuovo Stato: il presidente Sejdiu, il premier Thaci e il presidente del Parlamento, Krasnici.

Fonte: http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/index.jsp


Consiglio al riguardo:

-
Video - Cartina

-
http://www.rinascitabalcanica.com/


KOSOVO = SERBIA

domenica 20 gennaio 2008

Jeunesses Identitaires



I Nazionalisti di Jeunesses Identitaires! - Honor eux!

www.jeunesses-identitaires.com

venerdì 11 gennaio 2008

Primo

Ho deciso di aprire questo nuovo blog sperando che sia frequentato...
Intendo parlare di tutto quello che succede non solo nel mondo
ma anche sotto ai nostri occhi.. i torti che subiamo ogni giorno,
cultura generale, magari un po' di storia ma soprattutto
voglio portare avanti le battaglie dei Popoli Alpino-Padani,
Europei e di tutto il mondo che lottano per la loro
Indipendenza.