Con questa breve nota mi rivolgo a chi ancora, oggi, intende la vita come battaglia. È imprescindibile per la comprensione del discorso non avere una visione del mondo subordinata a quella moderna, in tutte le sue accezioni di libertà, pace e tolleranza. Per tutti gli altri è richiesta qualche oncia di flessibilità mentale.
Partiamo da un esempio chiarificante, per giungere al concetto universale in maniera induttiva: immaginiamo, provocatoriamente, una situazione moderna per contestualizzare la scena.
Un’azienda petrolifera, per cause accidentali, si ritrova il pozzo di estrazione completamente divorato dalle fiamme. La prima reazione che muoverebbe un “profano” sarebbe quella di versarvi sopra dell’acqua, agendo secondo un metodo standard di ragionare. Coloro che lavorano in quel campo sanno invece perfettamente come, in certi casi, questo comportamento non farebbe altro che peggiorare la situazione: l’incendio non si spegnerebbe per nulla, bensì trarrebbe giovamento dall’ossigeno, presente per un terzo nella componente dell’acqua. Esistono allora due soli modi per stroncare le fiamme: attenderne la fine naturale - ma potrebbero volerci degli anni, con le conseguenti perdite - o provocare un’esplosione artificiale.
Allo stesso modo, anche noi abbiamo due modi di comportarci. Qualcuno, miope verso la corsa esponenziale della modernità verso il collasso, sordo di fronte ai richiami di un mondo depredato di ogni specificità e bellezza, e anche un po’ ottuso, si ostina a mescolare l’acqua al petrolio grezzo. Coloro che cercano goffamente di salvare questo mondo non solo ne prolungano l’agonia, ma ostacolano anche ogni tentativo di costruirne uno migliore: chi non lotta, è complice della sconfitta.
In questo gregge di affaccendati nella cura di un malato terminale, c’è ancora chi mette da parte un po’ del proprio esplosivo in attesa della grande detonazione. Essi, tacciati come male assoluto dalle pecore di cui sopra, non hanno problemi a indicare la loro via come la più schietta e la più magnifica delle vie percorribili. Un fuoco comune si placherebbe con alcune semplici secchiate d’acqua, ma in pochi hanno capito che siamo precipitati dentro a un pozzo di petrolio. Il declino della civiltà moderna è più che alle porte: perché aspettarlo marcendo? Perché forzare oltre ogni ragione un cuore freddo che si dimena per inerzia, senza più un motivo per battere?
Il mondo non si cambia con le coccole o con la carità! Deponete la vostra pietas nei libri dei classici; sotterrate l’amore per il prossimo nel dimenticatoio. Se esiste un momento giusto per lucidare le armi, non può che essere questo. Mi rivolgo proprio a voi, che in questo momento non dovreste nemmeno ascoltarmi; che attendete il tracollo finale anestetizzati dai fumi della carità.
Certe volte mutilare è una scelta drastica, ma imprescindibile. Risulta comprensibile, per chiunque abbia un senso statico della vita, l’attaccamento al proprio pacifico vivere quotidiano: ma quando questo necessita di essere distrutto, per il bene di tutti, non si esiti a farlo. Dal canto nostro, noi non possiamo fare altrimenti: la nostra via è questa.
2 commenti:
E il fatto che ancora esistiamo e' una vittoria... vedremo, vedremo, ma sempre a testa alta.
Nobis
Anche se è un termine equivoco, la nostra resistenza è ad oltranza!
Posta un commento