Nazionalismo e patriottismo, sentimenti e visioni del mondo che mettono sopra ad ogni cosa la Nazione, la Patria. Molti hanno abusato –e lo fanno tutt’ora- di questi termini, ma pochi ne hanno seguito il vero cammino, con lo spirito e con il corpo.
Quanti si sono spacciati per nazionalisti col fine di avere una copertura, un finto scopo nobile sotto il quale nascondere i propri interessi. Quanti si sono guadagnati il favore del popolo farneticando di patriottismo per condurre a guerre di interesse (di pochi), per approvare costituzioni disastrose, per dirigere la patria verso una strada di vuoto benessere, di consumo ed economia, dimenticando l’aspetto fondamentale del patriottismo: l’amore per la Patria.
Patria, la terra dei padri, alla quale bisognerebbe dedicare un’intera vita di sacrifici e, se necessario, una fulminea onorevole morte.
Ma tutto questo ha perso ogni senso nell’epoca moderna: i valori in voga sono la comprensione, la carità, la tolleranza, il politicamente corretto, l’opportunismo, l’individualismo. Dove sono finiti l’onore, la fede, la dedizione, la fedeltà, la coerenza, la disciplina, la perseveranza.
«Noi ora testimonieremo a tutti voi l’esistenza di un valore più alto del rispetto per la vita. Questo valore non è la libertà, non è la democrazia. È il Giappone. Il Paese della nostra amata storia, delle nostre tradizioni: il Giappone». Sono le ultime parole di Yukio Mishima, pronunciate poco prima di praticare il seppuku, il tradizionale rituale di suicidio Samurai.
In queste parole è rivelata la sintesi del nazionalismo, il fedele amore per la Nazione, nel momento di minor tensione come in quello più tragico, nella felicità come nello sconforto. Non esistono confini né materiali né psicologici per tale sentimento; nemmeno la morte lo può sopprimere, ma spesso ne esalta lo spirito eroico.
È quindi preciso dovere di tutti essere patrioti, così come fare il possibile affinché altri si uniscano alla causa prima che gli atavici valori affondino nell’oblio. La nostra è una battaglia contro il tempo, che con noi non è di certo galantuomo. È questa l’ora di radunare le ultime forze per prepararsi a una resistenza patriottica che, se non vittoriosa, sarà certamente degna e gloriosa.
Quanti si sono spacciati per nazionalisti col fine di avere una copertura, un finto scopo nobile sotto il quale nascondere i propri interessi. Quanti si sono guadagnati il favore del popolo farneticando di patriottismo per condurre a guerre di interesse (di pochi), per approvare costituzioni disastrose, per dirigere la patria verso una strada di vuoto benessere, di consumo ed economia, dimenticando l’aspetto fondamentale del patriottismo: l’amore per la Patria.
Patria, la terra dei padri, alla quale bisognerebbe dedicare un’intera vita di sacrifici e, se necessario, una fulminea onorevole morte.
Ma tutto questo ha perso ogni senso nell’epoca moderna: i valori in voga sono la comprensione, la carità, la tolleranza, il politicamente corretto, l’opportunismo, l’individualismo. Dove sono finiti l’onore, la fede, la dedizione, la fedeltà, la coerenza, la disciplina, la perseveranza.
«Noi ora testimonieremo a tutti voi l’esistenza di un valore più alto del rispetto per la vita. Questo valore non è la libertà, non è la democrazia. È il Giappone. Il Paese della nostra amata storia, delle nostre tradizioni: il Giappone». Sono le ultime parole di Yukio Mishima, pronunciate poco prima di praticare il seppuku, il tradizionale rituale di suicidio Samurai.
In queste parole è rivelata la sintesi del nazionalismo, il fedele amore per la Nazione, nel momento di minor tensione come in quello più tragico, nella felicità come nello sconforto. Non esistono confini né materiali né psicologici per tale sentimento; nemmeno la morte lo può sopprimere, ma spesso ne esalta lo spirito eroico.
È quindi preciso dovere di tutti essere patrioti, così come fare il possibile affinché altri si uniscano alla causa prima che gli atavici valori affondino nell’oblio. La nostra è una battaglia contro il tempo, che con noi non è di certo galantuomo. È questa l’ora di radunare le ultime forze per prepararsi a una resistenza patriottica che, se non vittoriosa, sarà certamente degna e gloriosa.
3 commenti:
ma te che sei razzista ti ispiri ad un muso giallo? complimenti per la coerenza.
ah per la cronaca, non occore essere nazi per essere patrioti. io ho a cuore le sorti del mio paese, che sta andando a puttante (spesso nel vero senso della parola). ma ho prima di tutto a cuore le sorti della mia terra (e tu che ti declami naturalista e odinista anche qui manchi di coerenza). la mia terra è anche la tua terra. ovvero, il pianeta terra. che è uno solo e i suoi confini sono stati decisi a tavolino da governi e banche che a te (ma anche a me intendiamoci) stanno sui coglioni.
la razza è una, quella umana.
se mai verranno gli alieni a cagarci il cazzo, allora forse te ne renderai conto anche tu.
1H3 - WMH - 666
Non hai capito (stranamente) la mia concezione di nazionalismo. Quel "muso giallo" l'ho preso come esempio perchè descrive benissimo il concetto di nazionalismo dal SUO punto di vista. Egli non è un senegalese che risiede in Francia e si permette di definisrsi francese, è un giapponese che vive in giappone, che lotta per esso e che si sente un tutt'uno con esso. Mi sembra chiaro come concetto e per niente contraddittorio.
In seconodo luogo non ho parlato di nazismo in questo articolo quindi non capisco cosa c'entri, ma lo intuisco, si chiama "sindrome dell'anti" e prevede che il soggetto malato in questione veda ovunque, anche dove non c'è,qualcosa di nazista, fascista o razzista.
Poi spiegami (magari argomentando) l'incompatibilità che ci sarebbe tra il nazionalismo e il naturalismo/odinismo. Non limitarti a puntare il dito.
Quello umano è un genere, le razze sono ben altro.
Mentre tu stai davanti a Studio Aperto a guardare le ultime notizie sugli avvistamenti degli UFO io se permetti mi metto a disposizione del mio popolo, portando avanti un'idea che a realizzazioni concrete sul presente, che ha le sue radici nel passato ed è finalizzata al futuro.
Il resto sono chiacchiere.
* "Ha" con l'acca
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