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mercoledì 27 agosto 2008

Odiare per amare



Qual è lo scopo della vita? È fondamentalmente la realizzazione di sé stessi. E il modo migliore per farlo sta nella combinazione tra amore e odio, che nell’uomo superiore tende sempre verso il perfetto bilanciamento.

Il primo spunto di bilanciamento ci viene offerto dalla Natura, che ci insegna a odiare ciò che è alieno e nemico, o rappresenta una minaccia; mentre per istinto ci fa amare ciò che è più vicino a noi, al nostro modo di essere, vivere e pensare.

Per semplificare ho individuato tre principali tipi di odio.

Il primo tipo è l’odio che ha il solo fine di danneggiare, distruggere e di infondere altro odio. È l’odio malvagio e insensato, tendente al caos e creato dal caos. L’odio che contraddistingue gli esseri inferiori, subdoli e nemmeno paragonabili alle bestie.
Ed è ugualmente inferiore l’odio in nome della prepotenza a danno del più debole e indifeso, preso di mira solamente in quanto tale.

L’odio può essere anche dettato dall’ira. E questo bene o male tocca tutti. Tuttavia mentre il saggio lo sa generalmente tenere a bada, imponendo il suo autocontrollo, quello d’animo più debole si fa spesso sopraffare dalla collera, guidata da un odio casuale e irrazionale, di durata temporanea estremamente limitata ma che in pochi istanti è in grado sprigionare una concentrazione di forza immensa, spesso distruttrice e negativa.

Infine c’è l’odio positivo. Quello che, giustamente calibrato, permette la realizzazione dell’uomo. Ciò che lo contraddistingue è la razionalità e la coerenza. Un odio mirato, definito da David Lane come “puro e perfetto”.

L’amore è un sentimento opposto all’odio, e in quanto tale deve essere coerentemente indirizzato verso l’opposto di ciò che odiamo. Questo è quello che fa l’uomo di nobile spirito ed è questo che lo porta a raggiungere un Amore che altri non possono neppure immaginare. Ad esempio l’amore verso la propria sfera di appartenenza (famiglia, stirpe, nazione, comunità) può essere puro se, e solo se, sostenuto da un altrettanto forte odio verso il nemico della famiglia, stirpe, comunità o nazione.

Gli appartenenti alla prima categoria, quella dell’odio malvagio, non provano nessun tipo di amore, fatta eccezione per l’”amore” verso il caos, termine che necessita di virgolette perché è più propriamente definibile come ”soddisfazione diabolica e perversa”.

È invece proprio del debole e dell’insicuro l’amore incondizionato verso chiunque, tendenza tipica di ambienti quale il cristianesimo. L’amore incondizionato è ciò che di più pericoloso esista, senza contare che, in mancanza di un corretto bilanciamento amore-odio, il sentimento provato non raggiunge nemmeno lontanamente l’Amore dell’uomo d’animo superiore.

Quindi anche qui il termine amore è puramente convenzionale, si tratta in realtà di una “ricerca di pietà” che maschera spesso una debolezza interiore ed è promossa e burattinata dai servi del caos. Viene di fatto promessa una ricompensa nell’aldilà in cambio della completa rassegnazione alla droga di un amore sbiadito e dell’abbandono delle proprie difese contro i nemici di questa vita.

Quello detto fin ora si può riassumere in una sola frase: Solo chi sa perfettamente e razionalmente odiare può amare veramente.